Un paio di pomeriggi fa languivo stile ippopotamo nelle belle acque cilentane. Dal mare guardavo terra. Un bagnino grasso spalava mucchi di alghe dalla riva portate dalla marea della notte. Sulla sua sgarrupata barchetta rossa e in mezzo alle macchie di sudore sulla panza si distingueva ancora la rassicurante scritta Salvataggio. Poi guardai lo stabilimento di fianco, quegli ombrelloni un po' stracciati e una serie di disgraziati sotto a combattersi le ombre pagate dieci euro l'una, bambini urlanti ed escavanti, anziani attaccati a bottiglie d'acqua calda per guadagnarsi qualche altro minuto di vita. Donne chiocce deformate da dozzine di parti e sovralimentazioni varie, insomma tutto regolare.
Poi nel lido logoro, tra gli ombrelli logori ed i logori bagnanti scorgevo una cabina bianca in muratura. La tana ufficiale del logoro bagnino. Sulla parete laterale intonacata di fresco campeggiava una scrittona misteriosa: LIFE RESCUE. Posai lo sguardo sulla barchetta-relitto lì di fianco, era tutta una crosta ma lo spennellatore anglofono aveva infierito anche su quella, LIFE RESCUE, di lungo sulla fiancata.
Aspettai di vedere il rappresentante di cotanta internazionalità. Sbucò poco dopo dal bar della rotonda, sigaretta in bocca, gambe corte, zoccoli e cappellino. Sullo stomaco di cotone rosso era chiara la scritta LIFE, poi girandosi di culo e riguadagnando il bar mostrò il RESCUE sulla schiena. Sono queste piccole sfumature che descrivono noi Italiani, un popolo dalle difese basse, abituati a subire dominazioni e razzìe ce le portiamo nel profondo del sangue. Finite le invasioni di territorio ci garbano le invasioni di vocabolario. Te fai il Salvataggio? Aggiornati ciccio, io faccio il laifreschiu, e se mi dici aiuto invece di help non ti vengo manco a salvare. Nessuno di quei bagnanti aborigeni sapeva cosa significasse Life Rescue, lo leggevano da lontano con un certo sospetto. Qualcuno si era pure rivolto al tizio con la canotta rossa chiedendogli: Scusate tanto signor Life, sapete per caso dove cazzo sta il bagnino e la barca del Salvataggio?
Bah. Presi a nuotare verso il largo, giurai che in caso di annegamento mi sarei fatto salvare solo dal panciuto tizio del Salvataggio. Se fosse arrivato il Life Rescue non solo gli avrei urlato Fuck you and your sister, ma mi sarei lasciato affondare e morire al grido di Viva l'Italiano!
Poi nel lido logoro, tra gli ombrelli logori ed i logori bagnanti scorgevo una cabina bianca in muratura. La tana ufficiale del logoro bagnino. Sulla parete laterale intonacata di fresco campeggiava una scrittona misteriosa: LIFE RESCUE. Posai lo sguardo sulla barchetta-relitto lì di fianco, era tutta una crosta ma lo spennellatore anglofono aveva infierito anche su quella, LIFE RESCUE, di lungo sulla fiancata.
Aspettai di vedere il rappresentante di cotanta internazionalità. Sbucò poco dopo dal bar della rotonda, sigaretta in bocca, gambe corte, zoccoli e cappellino. Sullo stomaco di cotone rosso era chiara la scritta LIFE, poi girandosi di culo e riguadagnando il bar mostrò il RESCUE sulla schiena. Sono queste piccole sfumature che descrivono noi Italiani, un popolo dalle difese basse, abituati a subire dominazioni e razzìe ce le portiamo nel profondo del sangue. Finite le invasioni di territorio ci garbano le invasioni di vocabolario. Te fai il Salvataggio? Aggiornati ciccio, io faccio il laifreschiu, e se mi dici aiuto invece di help non ti vengo manco a salvare. Nessuno di quei bagnanti aborigeni sapeva cosa significasse Life Rescue, lo leggevano da lontano con un certo sospetto. Qualcuno si era pure rivolto al tizio con la canotta rossa chiedendogli: Scusate tanto signor Life, sapete per caso dove cazzo sta il bagnino e la barca del Salvataggio?
Bah. Presi a nuotare verso il largo, giurai che in caso di annegamento mi sarei fatto salvare solo dal panciuto tizio del Salvataggio. Se fosse arrivato il Life Rescue non solo gli avrei urlato Fuck you and your sister, ma mi sarei lasciato affondare e morire al grido di Viva l'Italiano!