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L'abbandono e la comunicazione

Oggi dal finestrino ho potuto distrattamente intercettare l'ennesima campagna ministeriale contro l'abbandono dei cani. Il bastardino fotografato da Toscani che mi chiede se sono di razza umana o disumana. Non male, bella immagine e bel messaggio. Non discorde dai precedenti, quelli che il bastardo sei tu che lo abbandoni, la vera bestia tra noi, etc. Ma la domanda che mi pongo è: questo tipo di comunicazione funziona davvero? E' il caso di fare un po' di considerazioni, da persona che ama i cani più degli umani.
A mio modesto parere queste campagne cosiddette di sensibilizzazione non assolvono il compito/missione di ostacolare il fenomeno dell'abbandono. Perché? Semplicemente perché, rivolgendosi a chi di fatto abbandona, fanno leva proprio sull' unico elemento che manca: la sensibilità.
Mirano ad un bersaglio non esistente. La sensibilità verso gli animali non è una virtù che sboccia nei cuori aridi alla vista di un messaggio pubblicitario, non è un valore che sopito possa essere facilmente ridestato. La sensibilità, connaturata in certi, è invece frutto di una lunga e laboriosa educazione in altri. Un risultato chiaramente non raggiungibile nel breve arco di una campagna pubblicitaria estiva. In pratica il buzzurro non sensibile che legge il messaggio sul cartellone, rimane esattamente tale dopo averlo letto. Chi viene emozionalmente punto dal messaggio è invece paradossalmente proprio colui che non serve direttamente alla causa, il sensibile, che si impietosisce per conto terzi. Un gran casino. La pubblicità anti-abbandono dovrebbe prendere coscienza dell'identità del proprio dannoso target: il buzzurro non sensibile, e fotografarlo.

Il buzzurro non sensibile è quello che ha fatto con la moglie, dopo il matrimonio d'ordinanza, uno o più figli con la stessa leggerezza con cui si fanno i rutti dopo la gassosa. E' quello che ha piazzato i marmocchi davanti alla tv con i soliti cartoni Disney con tutti gli animaletti antropomorfizzati. E' quello che poi ha comprato un cane al pupo per dargli un giocattolo che corre e fa le feste. E' quello che poi ha scoperto che il giocattolo caga e piscia. E' quello che al momento di andare in vacanza, ha restituito l'animale alla natura da cui è originato, il figlio intanto s'era pure stufato di quel coso che manco capiva un cazzo, altro che il commissario Rex.
Con questa tipologia di persone è inutile perdere il tempo. A lavare il capo all'asino si perde l'acqua e pure il sapone, diceva la nonna (povero asino). A questi soggetti vanno fornite informazioni pratiche e precise senza stare a farsi tante pippe per sensibilizzarli con fotografie pietose, offese, sensi di colpa etc.
Per me funziona una cosa tipo: - (fotina del cane che guarda in camera con espressione sospettosa) Stai pensando di abbandonarlo? Fermati (stronzo), è un reato. Chiama il numero verde 800.., ti aiutiamo noi - Il buzzurro non sensibile chiama (forse) il numero verde e dall'altra parte una gentile telefonista, assunta a tempo determinato, gli passa una lista dei canili più vicini a lui, di associazioni di volontariato, di centri accoglienza animali, lo mette in contatto con privati che adottano, etc. Una pubblicità intelligente che si adoperi concretamente per fornire soluzioni senza troppi giri di giostra.
Altro grande errore, a mio avviso, è il cercare di evitare l'abbandono costringendo il coglione a tenersi il cane con minacce di multe, leggi e sanzioni penali. E' completamente sbagliato. Quel cane gli va tolto in ogni caso, o la creatura sarà inevitabilmente condannata ad una breve vita di merda, vessata da un padrone cattivo ed ignorante e per giunta risentito nei suoi confronti.
Nel contempo, preso atto della scarsa recuperabilità dei buzzurri non sensibili di oggi, è necessario sviluppare progetti educativi nelle scuole per scongiurare i buzzurri non sensibili di domani. Insegnare subito ai bambini che i cani non sono Lilli e il Vagabondo, che i pesci non sono Nemo, i gatti non sono Garfield e i criceti non sono Ratatouille.

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