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Cape toste

Quel pomeriggio degli anni settanta, mia nonna armata di coltello a lama lunga camminava con passo felpato per il giardino in mezzo a gruppetti di galline spensierate. Galline che conoscevano mia nonna da poco, che non potevano sapere. Improvvisamente, con un gesto a metà tra Sandokan e Goemon Ishikawa, mia nonna si chinò e mozzò al volo tre teste. Quelle capoccette con crestina e occhiettino aperto laterale caddero nell'erba mentre i corpi a cui erano attaccate poco prima, continuavano a correre qua e là senza bussola e con il sangue zampillante dal collo troncato. Lei seguì paziente con lo sguardo i tre mostri, attese che si fermassero. Quando si afflosciarono e stesero le zampe, l'assassina li raccolse e s'avviò dentro casa tranquilla, come se avesse colto l'insalata.
Avevo sei anni, ero lì che giocavo con un pallone di cuoio. Quella scena traviante avrebbe potuto trasformarmi in un inacciuffabile serial killer oppure in un ridicolo gallinofobico. Per pigrizia scelsi la seconda. Da quel pomeriggio d'orrore, oltre a temere le innocue galline come coccodrilli, vado di tanto in tanto immaginandomi corpi che vivono senza teste e viceversa. Romanzi di fantascienza e proiezioni fantamedicali si sprecano su entrambe le prospettive. Il corpo senza testa non è che mi intrighi granché, se non per una specie di cantina organica personale dove poter avere a disposizione parti del corpo fresche. Maria, scendo in cantina a prendere un ginocchio nuovo, questo oramai fa schifo, me l'hanno riempito di bozzi a calcetto. Te che fai con quel culo, lo cambi o lo tieni ancora?
In realtà è la testa senza corpo che mette a pensare. Toccandomi questo tubo che chiamiamo collo, deduco che al capoccione qui sopra serve soltanto quel po' di sangue per continuare a pensare le cazzate che pensa. Il corpo attaccato sotto, glielo pompa su attraverso un ingegnoso sistema chimico-idraulico che magari uno scienziatino cinese che non ha una mazza da fare potrebbe anche un giorno replicare pari pari.
Guardi lei ha un cancro ai polmoni non operabile, ma stia tranquillo le togliamo la testa e la piazziamo da un'altra parte. Franco stacca la testa al signore per favore.


Ai tempi d'oro della ghigliottina di teste ne cadevano parecchie e c'era già qualcuno che le prendeva dal cesto per vedere se funzionavano ancora. Da questo articolo di Allan Bellows leggo che ai condannati veniva spesso chiesto di continuare a battere le palpebre il più a lungo possibile dopo l'esecuzione. A quanto pare qualcuno ci riusciva pure, anche per trenta secondi dopo il distacco dal corpo.
Singolare il caso di un certo Languille, un criminale ghigliottinato nel 1905 in Francia. Il medico, tale Beaurieux, prese nota di strani movimenti degli occhi e della bocca sul volto dell'ucciso subito dopo il taglio della capoccia. Questa sorta di contrazioni durarono un po' e poi cessarono, fino ad acquistare rilassatezza cadaverica. Fu allora che quel rompicazzo d'un medico si avvicinò alla testa mozzata ed urlò il nome del morto: Languille! Gli occhi macabramente si riaprirono e lo fissarono in maniera naturale, senza contrazioni. Con uno sguardo tipo: cazzovuoi? Poi si richiusero. Ma il medico gridò di nuovo: Languille! E la testa mozzata riaprì gli occhi fissando di nuovo Beaurieux, poi si chiusero ancora. E il medico per la terza volta: Languille! Ma nulla più accadde. Se la testa fosse stata la mia, alla terza volta l'avrei sputato in un occhio, ma questo Languille doveva essere un vero signore.
Bellows ci racconta poi dello scienziato Antoine Lavoisier. Prima ghigliottinarono un suo assistente, la cui testa continuò a fargli l'occhiolino come d'accordo. Poi, il testardo Antoine, per sincerarsi della cosa si fece ghigliottinare pure lui, e si dice che anche quella volta gli occhiolini postumi si sprecarono.
Ancora più macabro è un fatto recente: siamo nel 1989, Stati Uniti. Un veterano di guerra ed un suo amico sono su un taxi quando un camion li travolge. L'amico viene decapitato dall'urto violento e il veterano, salvo e testimone, racconta di aver visto la testa del poveraccio rotolare sul sedile a faccia in su, aprire e chiudere la bocca un paio di volte, guardarsi intorno con espressione di shock e dolore, osservare il proprio corpo perduto e fissare infine lo sguardo nel suo prima di spegnersi per sempre. Mi viene la pelle d'oca solo a tradurlo. Bellows manca di dire che dal finestrino del taxi un medico dall'accento francese urlava rivolto alla testa sul sedile: Languille!

Commenti

  1. Vero, la testa dovrebbe essere tolta ed immessa su un corpo sano...magari anche su di un corpo metallico come Robocop!!!

    Bellissime le tue frasi tra cui questa:
    "Maria, scendo in cantina a prendere un ginocchio nuovo, questo oramai fa schifo, me l'hanno riempito di bozzi a calcetto. Te che fai con quel culo, lo cambi o lo tieni ancora?"
    Sembri Benigni!!

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