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Visualizzazione dei post da agosto, 2008

Tex unplugged

Ritorno sotto l'ombrellone, sono uno che si stanca a intervalli irregolari. Questa volta faccio sul serio e ci rimango fino a settembre, destinazione mari pugliesi. La vacanza coincide anche con l'addio definitivo a Bologna, una città che in questi anni ho amato davvero tanto. Rincaserò in una nuova casa, ad un'altra latitudine. Appuntamento ad allora, per chi ci sarà, me compreso.

Piccolo

Ci sono delle gaffe che fanno sospettare che la vita sia una forma di teatro sceneggiato da beffardi autori, e che questi se ne stiano su un divano cosmico a godersi certi momenti di puro spettacolo. Del tipo: al ristorante un cameriere ci ha portato una bottiglia di sangiovese, grandezza standard. Noi si beve poco, io andavo ereticamente di coca alla spina con ghiaccio. Locale affollato. Chiamo l'affannato inserviente, un tizio timido e rubizzo sui trent'anni e gli urlo mostrandogli la bottiglia che aveva appena portato: "Ce l'hai piccolo?". Il tipo accusa il colpo e arrossendo mi fa lo sguardo sorpreso. Io, pascendomi nell'equivoco, gli indico la bottiglia. Lui d'un tratto associa e un po' imbarazzato mi porge una battuta perfetta: "Non sono sicuro, devo guardarci..". A questo punto, non soddisfatto, affondo inconsapevolmente la lama e chioso con perfetto tempo comico sempre a voce alta: "L'abbiamo visto, ce l'avevi in mano p

Montauk nostrani

Leggo che l'America impazzisce attorno alle misteriose fattezze del mostro spiaggiato , poca roba. Io ne ho visti di più bizzarri senza neanche pensare di fotografarli. La scorsa settimana, ad esempio, me ne stavo seduto su una spiaggia libera e rovente dalle parti di Paestum, sacrificato sotto un ombrellone mignon condiviso con un vecchio amico sessuologo che mi istruiva sulla frequenza settimanale degli accoppiamenti nella razza umana. Un erotomane logorroico. Intorno a noi, una distesa di mostri di Montauk spiaggiati e vivi. Roba che al Washington Post ci scriverebbero per due settimane. Il più vicino, a circa due metri davanti a me, era molto simile nella postura alla creatura americana ma a differenza di quella, molto più gonfio. Una femmina. Il suo misero ombrello a strisce riusciva con tutta la buona volontà ad ombreggiarle solo una fetta di chiappa. Vista da trequarti, un beffardo effetto prospettico restituiva l'immagine di una megattera arpionata. Le crocs lì di fi

L'abbandono e la comunicazione

Oggi dal finestrino ho potuto distrattamente intercettare l'ennesima campagna ministeriale contro l'abbandono dei cani. Il bastardino fotografato da Toscani che mi chiede se sono di razza umana o disumana . Non male, bella immagine e bel messaggio. Non discorde dai precedenti, quelli che il bastardo sei tu che lo abbandoni, la vera bestia tra noi, etc. Ma la domanda che mi pongo è: questo tipo di comunicazione funziona davvero? E' il caso di fare un po' di considerazioni, da persona che ama i cani più degli umani. A mio modesto parere queste campagne cosiddette di sensibilizzazione non assolvono il compito/missione di ostacolare il fenomeno dell'abbandono. Perché? Semplicemente perché, rivolgendosi a chi di fatto abbandona, fanno leva proprio sull' unico elemento che manca: la sensibilità . Mirano ad un bersaglio non esistente. La sensibilità verso gli animali non è una virtù che sboccia nei cuori aridi alla vista di un messaggio pubblicitario, non è un valore