
Mi fa due domande da copione e poi mentre con una mano risponde al telefonino con l'altra afferra un gancio, aggancia, scarrucola, tira, fuma. Ad un certo punto fa qualcosa alla ruota del suo mezzo e chinandosi ad angolo acuto libera alla luce del sole la famigerata riga del culo. E' come un mostro che affiora per un istante e poi riaffonda negli inferi dei suoi calzoni bollenti.
Mi fa gesti, saliamo sul suo mezzo rovente e rimorchiamo la mia auto fino a Nola, che diede i natali a Giordano Bruno. Nel tragitto glielo accenno per tentare una conversazione, lui mi dice che Giordano non gli piaceva troppo, che vicino a Careca e Maradona ci voleva tutt'altra cosa.
L'officina è in un antro, si scende a precipizio. Spingo contro il cruscotto per non rovinare contro il vetro, lui ha il volante affondato nella panza e continua a guidare afferrandosi anche vari organi interni. Recuperiamo l'orizzontalità. Ci accoglie un tizio magro e scuro, sbriga lui tutte le faccende di scarico e sistemazione dell'auto all'interno, Liquid Man se ne va parlando al telefonino e schizzando tutti.
La diagnosi è pesante, un danno previsto di circa 800 euro, Quann zomb l'iniettor so' cazz amar, specifica in tedesco uno dei tecnici. Da questo momento un paio di tizi si industriano per trovarmi l'auto sostitutiva. Dobbiamo aspettare un fax, no un sms, no una telefonata, bevetevi qualcosa, pigliatevi il caffé, fumatevi una sigaretta, leggetevi il giornale, sentitevi la musica, fatevi due passi fuori che vi chiamo io.
Esco. Appoggiato all'ombra di un fico tinta diesel incenerisco il primo quarto d'ora. Tutto sommato non sono ancora molto turbato dagli eventi, sto incassando la sequenza facendone ricchezza interiore.
Mi concentro su un un disegno fatto sul muro di fronte, è una specie di mandorla gigante con un omino che la tocca con uno strumento, forse un meccanico che la ripara, poi leggo la scritta lì al lato: La fessa scassata di Mariella.
Rifletto sul notevole messaggio dell'opera quando arriva una Fiat Regata con la marmitta rombante, scivola giù come un bob e inchioda sul grasso nero dell'officina. Scende un nano del circo lasciando il motore acceso. Corre dentro. Sento una discussione lontana, poi il nano torna fuori seguito dal capo dell'officina magro e scuro, vengono verso di me. E' il capo a parlarmi.
Dottò vi chiedo una cortesia, visto che state qua senza fare niente che comunque dovete aspettare, potete per favore accompagnare il signore a prendere una macchina da portare qua? Io c'ho tutti i ragazzi occupati e non li posso muovere.
Taccio quel paio di secondi per simulare un minimo di potere decisionale, poi, prevenendo ogni possibile risposta il nano mi apre la portiera. Prego accomodatevi. Mestamente salgo, fingendo un certo disappunto.
Il capo magro e scuro si allontana facendomi il gesto del telefono, mi avrebbe avvisato in caso di notizie.
La Regata si gira su sé stessa manovrata come una puledra dal furioso nano. Sul cruscotto sotto i miei occhi c'è un padrepìo-calamita con la barba e la solita faccia incazzata, la scritta sotto recita: dall'invidia mi guarda dio e dagli incidenti mi guarda padre pio. Penso che almeno siamo coperti. Lui ingrana la prima e parte a bomba, lascia il cambio e mi dà la mano, piacere Giacchino.
(fine Libro III)