Quanto vorrei saper tagliare le verdure come le tagliano loro. Zaczaczaczac. Voglio fare un corso di taglio del sedano, della cipolla, del cetriolo. Parlano di erbe della famiglia dei finocchietti appena colte, le spezzano e le annusano estasiati, le lanciano dentro recipienti. Affondano il naso in pesti sconosciuti appena battuti nel mortaio, godono inebriati. Agitano bicchieroni dal manico, poi dall'effluvio ricavano ogni genere di visione e la raccontano, cazzari. Però ci credo, la cosa mi piglia, voglio correre giù nel parco e brucare come un caprone, rotolarmi negli olii e nellle spezie, nuotare nelle delicate salse e annegare negli strasniffati vini, infilarmeli direttamete nel naso, scolarmeli da lì.
Ricordo di essere quasi astemio, ma non ha importanza, il gambero rosso ti cambia e ti fa buongustaio. Ti spiega che il vino è il senso della vita e l'acqua è una presa per il culo. Le anatre stanno bene quando sono a fette sotto i broccoli, le rane gracidano da una fricassea e i conigli saltellano in padella in mezzo a salvia e allori. Il giovane cuoco Jamie Oliver smitraglia ricette muovendosi veloce a metà tra Bruce Lee e John Travolta, sputazza a trecentosessanta gradi in ogni ciotola, su ogni prezioso filetto di un pesce raro del mare del nord, ha un inglese teutonico e la consonante liquida. E' bravissimo 'sto stronzo, imbarazzante, sa tutto e lo fa. Non sta un momento zitto, so' malattie.
Ma ecco il pasticciere di Ventotene, impasta cioccolato ed associa lenticchie. Lenticchie? Si, lui può. E' il sacerdote del gusto, il dominatore della papilla. Anche se ci mettesse dentro uno stronzino di cane, sono sicuro che gli troverebbe il senso. Trita, sbatte, motteggia, monta, spruzza, spreme, munge, guarnisce e guaisce.
Cado sotto i colpi di un panino importante, scic, la nuova tendenza. Il conduttore mastica, chiede, blatera, biascica ma non molla la presa. E' grasso che fa schifo, ma non importa, lui è la nostra interfaccia, è là per capire e per dircelo. Un'interfaccia da culo, ma pazienza. Eccolo che innaffia con un rosso d'altri tempi, muove la mano nell'aria soddisfatto mentre tracanna. Il cuoco ammicca, brindano a qualcosa che noi di qua ignoriamo, mortacci loro, è il tripudio dello stomaco. Ruttano di nascosto, bastardi ma io vi vedo.
Esausto rianimo il pollice e spingo il tasto. Tutto cessa. Silenzio. Spariscono anche i profumi. Sento le orde di cuochi incazzati che lasciano la mia sala. Mi alzo anch'io, l'insalata greca di pollo bagnata con vino dell'Attica rimarrà insoluta, ho interrotto il baffuto individuo che la stava preparando con l'attenzione di un orafo. Passo in cucina, adesso sono Jamie, prendo un coltello, poso il tagliere e muovo un recipiente. Mo' vedi che ti preparo. Apro il frigo, non c'è un cazzo, lo richiudo. Vedo una banana marcia nel cesto. Presa, sbucciata e mangiata. Esco dalla cucina.
Ricordo di essere quasi astemio, ma non ha importanza, il gambero rosso ti cambia e ti fa buongustaio. Ti spiega che il vino è il senso della vita e l'acqua è una presa per il culo. Le anatre stanno bene quando sono a fette sotto i broccoli, le rane gracidano da una fricassea e i conigli saltellano in padella in mezzo a salvia e allori. Il giovane cuoco Jamie Oliver smitraglia ricette muovendosi veloce a metà tra Bruce Lee e John Travolta, sputazza a trecentosessanta gradi in ogni ciotola, su ogni prezioso filetto di un pesce raro del mare del nord, ha un inglese teutonico e la consonante liquida. E' bravissimo 'sto stronzo, imbarazzante, sa tutto e lo fa. Non sta un momento zitto, so' malattie.
Ma ecco il pasticciere di Ventotene, impasta cioccolato ed associa lenticchie. Lenticchie? Si, lui può. E' il sacerdote del gusto, il dominatore della papilla. Anche se ci mettesse dentro uno stronzino di cane, sono sicuro che gli troverebbe il senso. Trita, sbatte, motteggia, monta, spruzza, spreme, munge, guarnisce e guaisce.
Cado sotto i colpi di un panino importante, scic, la nuova tendenza. Il conduttore mastica, chiede, blatera, biascica ma non molla la presa. E' grasso che fa schifo, ma non importa, lui è la nostra interfaccia, è là per capire e per dircelo. Un'interfaccia da culo, ma pazienza. Eccolo che innaffia con un rosso d'altri tempi, muove la mano nell'aria soddisfatto mentre tracanna. Il cuoco ammicca, brindano a qualcosa che noi di qua ignoriamo, mortacci loro, è il tripudio dello stomaco. Ruttano di nascosto, bastardi ma io vi vedo.
Esausto rianimo il pollice e spingo il tasto. Tutto cessa. Silenzio. Spariscono anche i profumi. Sento le orde di cuochi incazzati che lasciano la mia sala. Mi alzo anch'io, l'insalata greca di pollo bagnata con vino dell'Attica rimarrà insoluta, ho interrotto il baffuto individuo che la stava preparando con l'attenzione di un orafo. Passo in cucina, adesso sono Jamie, prendo un coltello, poso il tagliere e muovo un recipiente. Mo' vedi che ti preparo. Apro il frigo, non c'è un cazzo, lo richiudo. Vedo una banana marcia nel cesto. Presa, sbucciata e mangiata. Esco dalla cucina.