
Allora, uno me lo incise a tradimento il mio famigerato cugino maggiore, una sera degli anni ottanta a casa dei nonni, mentre eravamo sul balcone a sentire nell'aria il profumo del prato tagliato. Hai visto, siamo già in maggio, dissi io. Già, disse lui, e ora ti dico proprio La poesia. Si impostò e cominciò. Io lo guardavo con la faccia dell' intellettuale curioso.
Maggio. Maggio maggio, (occhi chiusi) ... maggiomaggiomaggio, (occhi aperti) Maggio. (pausa ispirata), M'aggio scassat o'cazz!
Rise di gusto da solo. Tornammo ad annusare l'aria.
Maggio. Maggio maggio, (occhi chiusi) ... maggiomaggiomaggio, (occhi aperti) Maggio. (pausa ispirata), M'aggio scassat o'cazz!
Rise di gusto da solo. Tornammo ad annusare l'aria.
L'altra infelice registrazione cerebrale risale invece agli anni settanta, scuola elementare, quarta B. Il mio bifolchissimo compagno di banco, tale Trapanese, volle un giorno anche lui dirmi la sua poesia di Maggio. E dimmela dissi io, già avido di emozioni letterarie. Trapanese si aggiustò il fiocco giallo e declamò solenne:
Poesia di Maggio: (pausa) E Aprile è passat, e Maggio è venut, (gesto con due mani verso il basso) e vir 'stu pesce e comm è crisciut!
Rise e si guardò intorno cercando il consenso di alcune compagne schifate. Forte Trap, gli dissi. E lui fiero mi confidò: la puoi fare con tutti i mesi.
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