
Accendeva la tv spingendo prima un interruttore su un cassetta piazzata in terra e poi un altro su di fianco allo schermo. Appariva un puntino bianco al centro che si dilatava lentamente. Le immagini in bianco e nero deformate ci mettevano un po’ per regolarizzarsi e aderire ai quattro lati smussati del vetro. Anche l’audio faceva un sibilo prima di essere chiaro. Telefunken.
Mike era là, dietro quel vetro. Il nonno arretrava quei tre metri e si sedeva soddisfatto sulla poltrona. Va ora in onda, la sigla iniziale, la valletta timidamente scosciata, l’ospite famoso, il pubblico incravattato, i campioni, i campionissimi, gli sfidanti. E poi quando diceva Allegria mio nonno subiva una trazione agli angoli della bocca, sorrideva a comando di Mike.
Se gli avesse gridato Qui la zampa! sono sicuro che sarebbe corso a poggiare la mano sul televisore, e al comando Attacca! Avrebbe sbranato in un lampo la nonna.
Nello studio, appesi al muro aveva due ritagli di giornale: Paolo VI e Mike Bongiorno, i suoi riferimenti per quanto riguardava certe cose oltre la vita e certe cose oltre il tubo catodico. Rischiatutto, Scommettiamo, Flash, Bis, Superflash, Telemike… Mio nonno era sempre là, seduto nella luce azzurrina, fedele e immobile a sentire domande e a contare tutti i milioni di Mike.
Nella fase finale, quella delle domande in cabina, la tensione saliva, allora lui si concedeva una Muratti, una sigaretta che era un fumogeno nauseabondo. Puntuale arrivava mia nonna ad aprire il balcone e gli passava davanti beccandosi un paio di vaffanculo quando le andava di lusso.
Da questo uno potrebbe pensare che il vecchio era un animale, no tutt’altro, era un tipo buono ed istruito che scriveva pure poesie. Era Mike che me lo assorbiva ed eccitava, che instaurava un rapporto ipnotico e morboso con certi anziani.
Ad un vicino del nonno, un postino in pensione, la moglie aveva chiesto dove erano le supposte, e glielo aveva chiesto proprio mentre Mike apriva le buste con le tre domandone.
I carabinieri, dallo studio dei corpi dissero che il vecchio postino doveva averla prima colpita con un calcio rotante letale e poi doveva esserle saltato sulla schiena mordendole la nuca e tentando una sodomizzazione postuma, era però morto soffocato dai capelli deglutiti.
Quella sera c’erano duecento milioni in palio, uno non è che vuole dare ragione al postino killer, ma ci sono duecento milioni e tu mi rompi il cazzo con le supposte?
Ok, torniamo nei ranghi. Uno sciagurato giorno della Befana mio nonno volle regalarmi il gioco da tavola di Scommettiamo, il nuovo Quiz di Mike Bongiorno. La foto che vedete qui sopra l’ho presa su eBay.
Scommettiamo forse è stato il Quiz più pippa di Mike, quello che ho guardato meno. Sulla scatola c’era la figura di Mike occhialuto nella posa da Allegria con dietro la ruota con la scritta Handicap. Che sembrava un gioco per disabili, con tutto l’ovvio rispetto per i disabili.
Mio nonno venne a portarmelo a piedi fino a casa, e non abitavamo tanto vicini. Lo scartocciai avido. La clessidra, le carte, il Totalizzatore, le bustine, i soldi con la faccia di Mike, una cagata senza fine. Giocaci, giocaci! E come cazzo ci gioco? Come si gioca?
E non se ne andava, voleva vedermi giocare. Mentre lui leggeva inutilmente le istruzioni feci frullare la ruotina, rotolavo la clessidra sopra il totalizzatore, misi la clessidra nelle bustine, contavo i soldi, ero disperato, leggevo le domande, gridavo Cavallinoo, Handicaap, Allegriaa.
Questa ultima cosa evidentemente lo convinse, pensò che mi stavo divertendo di brutto con il gioco di Mike e intuendo di essere ormai di troppo, volle lasciarmi solo con la mia gioia.
Se ne andò con una faccia soddisfatta dando una pacca sulla spalla di mio padre, come a dire Visto? Prova tu a trovare un giocattolo più bello di quello, strunz.
Nei mesi successivi provai a tirare fuori il gioco proponendolo a due compagni di scuola che venivano a fare i compiti a casa. Non si riusciva mai ad iniziare una partita né a capire una mazza. Una volta mentre leggevo le istruzioni uno dei due si tolse una bigbabol dalla bocca e la appiccicò sulla faccia di Mike, l’altro si prese buona parte dei soldi finti e se li infilò nelle tasche, con questi ci faccio almeno dieci figurine domani, disse. Due tamarri.
Scommettiamo fu portato in cantina e messo sotto la scatola della pista rotta, quella che l’elettricista non sapeva aggiustare. Poi dopo anni mio cugino ruppe la clessidra del suo Scarabeo e venne a prendersi quella di Mike profanando il riposo della scatola. Sono passato ieri e mi sono preso la clessidra da quella merda di Scommettiamo che hai giù, disse al telefono.
L’inutilità di quel gioco da tavolo non dipendeva dagli autori. Era che i Quiz di Mike non potevano staccarsi da lui e andarsene in giro per le case inscatolati. Non funzionavano. Non era come Il Grande Gioco di Silvan che tu aprivi e mettevi il fazzoletto nell’uovo cavo, tiravi la cordicella con i nodi magici e roba così. No. Le scatole di Mike erano una Sola (fregatura) perché dentro non c’era lui.
Anche il nonno, ne sono sicuro, mentre mi osservava ad aprirla aveva sperato di trovarci dentro un po’ di Mike Bongiorno, forse anche degli occhiali spessi al posto di quel fesso totalizzatore lo avrebbero emozionato di più e se li sarebbe provati mettendosi in posa come il suo beniamino.
Un abbraccio a tutti e due, il ‘tempo è scaduto’ per entrambi all’ottantacinquesimo.
..Gira gira e rigira il gioco del cuore, oggi tutto va bene e vincerai, ma sta' attenta però che qualcuno verrà a prender la rivincita con teee. Giochi tu, che gioco anch'io, non si sa, amore mio, Scommettiamo ma è solo un gioco, non soffrire per così poco. Scommettiamo che poi si vedrà, chi sarà che vincerà...
(Esiste qualcun altro che si ricorda ancora le parole della sigla o sono io che mi devo veramente operare al cervello con un aspirapolvere? Mah)
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(update 16/09):
Questo ritrovamento attenua il mio senso di solitudine, beccatevelo.
La siglia? Ti ricordi la sigla? Preparate la sala operatoria ;)
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