
Le palline del rosario appese allo specchietto suonano una bossa nova accompagnate dalle percussioni degli ammortizzatori. Nel caos sonoro gracchia lo stereo, dentro c'è un neomelodico che se ho capito si lamenta della fidanzata del suo amico che è troppo zoccola, il nano conosce il ritornello e ogni volta lo canta ma è tutto fortunatamente sepolto dal rumore di fondo. Ogni possibilità di dialogo è semplicemente impensabile. Mi sbattono i denti, mi tremano le guance, si otturano e sturano le orecchie.
Di botto la strada secondaria finisce. La musica liberata dal rumore si rivela in tutto il suo schifo, il pilota allunga la mano abbassa e indica fuori.
Ecco la macchina sta là in fondo, siamo arrivati, è aperta, le chiavi stanno sotto il parasole, la mettete in moto e mi seguite, vabbuon?
Scendo e vado ad aprire lo sportello di una scassatissima Panda blu, mi siedo e richiudo. Era parcheggiata al sole. Penso al povero Bruno di Nola che urla sul rogo. L'odore della tappezzeria è quello di un kebab che gira piantato nel cesso di un autogrill.
Il clacson. Giacchino impaziente da fuori mi fa il gesto della chiave girata. La prendo sotto il parasole metto in moto e tiro giù i vetri. Respiro e passo da 80 gradi secchi a 40 gradi umidi. Ingrano e seguo.
La marmitta deve essere alquanto sbrindellata, produco un rumore tipo motoscafo impennato su un mare di merda. Due mosse e ci rituffiamo in quella chiavica di via secondaria. Noto file di sacchetti di monnezza a bordo strada, hanno funzione di airbag se uno sbanda. E' gente avanti.
Corre come un pazzo, cerco di stargli dietro. E' il ballo della Taranta con boati dalla marmitta e nubi di polvere alzate dalla Regata, c'è una statuina della madonna nel porta-oggetti che balla la breakdance. Mi guardo nello specchietto sporco, ho la concentrazione di un pilota della Parigi-Dakar e sono sudato come il tizio del carro attrezzi di prima. Mi pare il momento giusto per chiedermi con una certa enfasi: ma che cazzo sta succedendo oggi?
Di botto ri-finisce la secondaria. Due mosse e imbocchiamo la discesa per l'antro dell'officina. Scendiamo dai rispettivi cessi a motore. Lui si stacca i pantaloni dal culo e con la stessa mano corre a stringere la mia.
Grazie tante Capo, io mo' scappo, mo' viene Renato e se la vede lui, grazie ancora!
Sparisce e torna da Biancaneve grassa con almeno 10 figli attaccati alle zizze.
Appare Renato magro e scuro, guarda la Panda e poi me.
Dunque statemi a sentire, la macchina sostitutiva sta a trenta chilometri da qua e io non vi posso proprio accompagnare, vi dico subito che il taxi lo aspettate parecchio e certe volte non viene proprio, io vi consiglio di prendervi il treno che sta qua dietro che è una sicurezza.
Mi asciugo la fronte. Scelgo subito il treno, devo uscire dal gorgo. Saluto e cammino per cinquecento metri su una strada senza marciapiede. Qua dietro il cazzo. Penso che non ho lasciato neanche un testamento biologico.
Sopravvivo. Ecco la stazioncina, è la famigerata Circumvesuviana. Faccio il biglietto. Il contrappasso dantesco mi sottopone adesso ad un tour attraverso una delle mie principali bestie nere, l'hinterland napoletano. I nazisti in questi casi avevano sempre una capsuletta con una pillolina di cianuro, io non ce l'ho e salgo.
Siedo di fianco alla porta e ad un indiano contraffatto che parla al telefonino con l'accento di Nino D'Angelo. Si parte.
Cicciano - Camposano - Saviano - Scisciano - S.Vitaliano - Marigliano - Brusciano - Pomigliano... una sequela di inferni col finale inevitabilmente in ano.
A Marigliano l'Indiano scende, il mezzo indugia a ripartire e a richiudere le porte. Sale un cane, non ha il collare, è un bastardone bello grosso col pelo trascurato. Guarda dalla mia parte, poi dall'altra, poi si gira e scende. Si riparte. Continuo ad incassare, ne faccio ricchezza interiore.
Destinazione stazione Garibaldi.
(fine Libro IV)
"Noto file di sacchetti di monnezza a bordo strada, hanno funzione di airbag se uno sbanda." ------> semplicemente meravigliosa!!!! XD
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