
Mi fermo in un bar della piazza, aspetto al banco che qualcuno avverta la mia presenza. Di fianco a me un ragazzetto moro, capello lungo taglio-pari lucacarbonifarfallina. Tiene una tazzina per l'orecchio e se la accosta a lenti intervalli regolari alle labbra. Odore di caffé. Sorseggia e guarda ipnotizzato la sua immagine riflessa e distorta negli acciai del retro banco. Nell'aria galleggia un vecchio tango di Gardel, graffiato. Appare il barman, non si scusa per l'assenza e mi sorride. Gli chiedo una lemonsoda con ghiaccio. Me la prepara, la lascia sul banco e risparisce, va a cambiare il tango. Non torna più. Il robot col taglio pari continua il suo moto. Tintinno il mio ghiaccio e guardo fuori. Una tipa brutta parla al telefonino e fuma seduta con i piedi stesi sulla sedia di fronte. Alzo lo sguardo, il campanile e il cielo azzurro, un piccione vola pianissimo senza cadere. Riguardo la tipa, qualcosa non va. E' al telefonino, ma non parla, ascolta. Da quando sono qui non ho mai sentito la sua voce. E' lì sorridente col telefonino all'orecchio. Ha sempre ascoltato e continua ad ascoltare. Immagino il suo interlocutore, un'amica di città, magari di Bologna.
Lascio le monete sul banco ed esco, arrivo nel centro della piazza, un altro vecchio si passa un fazzoletto sulla crapa e sputa in terra. Spu-uu-ta. Adesso sono sicuro, anche lo sputo impiega più tempo a raggiungere il suolo checché ne dica Galileo, e in lontananza il tipo è ancora impalato con il suo caffé e la donna brutta è sempre in muto ascolto e il piccione è quasi fermo nell'aria e il ciclista pedala come un bradipo e lo straccio della signora non finirà mai di pulire la fottuta finestra. Stop. Io colibrì, Scandiano gabbiano. Io vibrazione, Scandiano palpito. Panchina, ombra, respiro. Chiudo gli occhi. Camera iperbarica mentale, giù di livello. Giù ancora. Sintonìa fine. Addio metropoli, addio cose veloci. Scendo e atterro piano nella slow-life. Riapro gli occhi. Nella panchina di fianco, tre tipi zitti guardano un gatto passare. Mi alzo, faccio per andare. Mi risiedo.