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Genziana, digestivo istantaneo

Manuele insiste che la devo sentire, solo un sorso, perché è particolare. La fanno con una radice, la cercano sulle montagne in mezzo agli orsi, poi la portano giù e la lavorano, la imbottigliano e la danno agli amici. Qualcuna la vendono, manco potrebbero perché è protetta.
Le sorsata generosa la diedi lo scorso agosto, era la fine di un buon pasto a mille metri sul livello del mare, avevo fatto anche il giro sul pedalò in mezzo al laghetto d'alta quota. M'avevano fatto spiare la villa di Dylan Thomas, ci vive il figlio, spé forse l'ho visto, no era 'na pianta.
La Genziana, si chiama così il raro liquido, colò giù dritta lungo l'esofago e dopo una brevissima sosta nello stomaco si congedò da gnocchi e salumi e per qualche motivo s'incazzò di brutto. La sentii ripartire a bomba verso il basso. Era furiosa e turbinante, spingeva e travolgeva tutto quello che si trovava davanti. Una frana di elementi digeriti giovani e vecchi proiettati verso l'uscita lontana come gli atleti del bob a quattro. Una massa incandescente che avanzava come un cobra impazzito prigioniero in un tubo.

E' in questi casi che hai la prova che nessun dio esiste, perché anche il dio più meschino, quello più lavativo e distratto presterebbe orecchio a preghiere così disperate, a richieste così semplici. Non chiedi l'immortalità, un 6 al superenalotto, una notte con la Bellucci, tutti i soldi del Berlusca, no. Tu vuoi solo un piccolo cesso. Anche il peggiore dei cessi. Un secchio dietro una lamiera. Ma tu..non l'avrai.

Ti rivedi al rallenti mentre apri la porta della toilette unisex e affondi gli occhi in quelli della signora rotonda che sta in fila. Abbello, ci sto io, ti dice con la faccia. Una modella di Botero piena zeppa di rifiuti organici. Dalle mani sulla pancia sta aspettando pure da tanto. Non c'è tempo, scappi fuori, il campo, l'Abruzzo!
Corri come Pirlo dopo il rigore di Grosso in Germania, solo che tu non hai vinto un cazzo, tu stai perdendo tutto, speranza, pudore, ragione. Non ci sono cespugli, non c'è riparo, sei esposto, ti vedranno ovunque la farai. In quest'angolo di parco nazionale non trovi una pianta, una pietra, un fosso. Un cane deforme con le zampe corte e le orecchie da coniglio decide che sei l'amore della sua vita, ti insegue, il muso nel sedere e tu vai, ami gli animali ma lo mandi affanculo. Sempre tu, il Pirlo disperato pronto al gesto estremo. Sei la creatura più ridicola del cosmo, e non ti fermi, tieni il corpo in movimento per ingannarlo, per distrarlo, ma sai che è inutile.
Perle di ghiaccio sulla fronte, le immagini cominciano a girare intorno, i bambini ti indicano, i bambini non si fanno mai i cazzi loro. Anche uno su un cavallo ti guarda, ha la digitale, già ti vedi su youtube a cagare in mondovisione, silly italian man shitting in public. La macchina, corri verso la macchina, la musica è quella di momenti di gloria. Entri, metti in moto e la porti più avanti di fianco all'albero, lato strada, apri lo sportello, esci, ti aggrappi da fuori, i Picari, Montesano seduto sul bordo della nave attaccato alle corde. Il cane è sempre lì e ti ama più che mai. Se l'è voluta, morirà così, come a Pompei. La liberazione è un istante mistico, molto vicino all'illuminazione, sei il Siddharta sotto il fico. Chiudi gli occhi e vedi quel poco di vita scorrere dietro le palpebre nere, il cuore rallenta. La lama Genziana ti ha attraversato da parte a parte, solo la forza per sussurrarle qualcosa: sono ancora vivo, bastarda.*
*(con le scuse a Papillon e a Saviano per l'uso indebito della frase)

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