
Sono in visita ai responsabili della mia esistenza, giù nelle terroniche lande. Mia madre è oramai da piccola irrimediabilmente presa dai fumi della religione cattolica. E' facile aprire uno stipo per cercare una scatola di tonno ed essere spaventati da un immagine minacciosa di Cristo appesa all'anta che strizza nella mano un cuore sanguinante, tipo ketchup. Su uno dei mobili dove poggio telefonino e busta di crocchette per il cane, campeggia un grosso leggìo con le scritture di Paolo o di qualche altro apostolo. Al cesso, alzi gli occhi
e vedi la madonna, la vedi proprio, un piccolo poster appeso di fronte, è là che ti guarda con le mani giunte e ti assiste pietosamente nella sofferenza. E' inutile dire che agli occhi della mia vecchia, per la
completa indifferenza che nutro nei confronti della chiesa e delle sue
millenarie sciocchezze, io sono già uno spiedino che gira sulle fiamme del loro sovraffollato inferno. C'ha provato e riprovato a riportarmi nella luce, ma nulla, ora la vedo stanca ed arresa, si sente una fallita. Circondata da atei, marito, figli. Le compagne dei figli poi, pure eretiche.
In questo scenario da Controriforma, mi diletto a fare
piccoli esperimenti logici. Ecco l'ultimo. Se ad esempio inciampo o picchio un ginocchio contro i milioni di spigoli in agguato nella sacra casa, al momento di imprecare lancio il mio simpatico test. So per certo che la pia donna sussulta e s'incazza come un Savonarola quando sente la parola
dio associata a suini o canidi. Ebbene io ho iniziato con un certo successo ad associarla alla parola
Gatto.
Diogatto le passa del tutto inosservato. Anche ripetendolo più volte di seguito.
Diogatto, diogatto, diogatto! La massima reazione ottenuta è stata uno sguardino sospettoso, giusto un secondo di perplessità, poi è tornata tranquilla a spolverare. Per qualche recondita ragione un
diogatto non la scandalizza, non veicola blasfemìa in misura allarmante. Ma se disgraziatamente
quel gatto diventasse un cane me la farei nemica per una settimana. Mi inseguirebbe con l'acqua santa. Una sera ho voluto esagerare, ho provato con
diomicio, la paziente ha accennato addirittura ad un sorrisetto di tenerezza.
domani provo con mia nonna
RispondiElimina92 anni di devozione le rendono insostenibile avvicinare la parola dio con qualunque animale.
anche gli aggettivi sono da valutare con attenzione. quanto è eclettica la parola "Santo"?
Io di solito lo associo alla parola Merda.
RispondiEliminaPerché sono una personcina a modo, beninteso.
Non ha nessun senso provocare con insulti le persone bestemmiando contro Dio, chi ha il dono della fede non gode certo parlandone male, mentre per chi non crede ha ancora meno senso perchè parla di cose che non conosce ed impreca contro persona che crede non esista.
RispondiEliminaMarco
Il problema è che i simpaticoni si sono impossessati di un Sostantivo, dio appunto, privandolo del nome proprio, Jahwe, o come si chiamava il tizio. Loro si riferiscono al loro supremo governatore chiamandolo Dio, così come gli italiani si riferivano ad Agnelli chiamandolo l'Avvocato. Appropriazione di sostantivo per eccesso di stima. Nella razionalità dicendo dio rospo o dio granchio o dio serpente, ci si potrebbe star riferendo ad un dio esistente nelle miriadi di culti e culture del pianeta. Ad esempio un egiziano che urlava diocane o diosciacallo, stava pregando Anubi.
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