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Vacche invidiabili

Steso sotto un albero d'ulivo con il mare giù in basso, ero immerso nel paesaggio cilentano come Robin Williams nel quadro della moglie in Al di là dei sogni e sognavo cose colorate. Aprii gli occhi a fessura e vidi una vacca bianca, se ne stava all'ombra di un altro albero, muoveva la coda e masticava. Mi fissò con lo sguardo tipico delle vacche, poi stabilì con me un contatto telepatico inviandomi brevi messaggi mentali. Sentii chiaramente quell'Aiutami a fuggire in India. Non posso, le risposi, devi concludere il tuo karma qui, e non rompere il cazzo che sono in vacanza, aggiunsi. Lei in qualche modo mi fu grata, l'avevo messa di fronte alle sue responsabilità. Richiusi gli occhi ed immaginai di essere al suo posto per un giorno solo, uno spensierato bovino in mezzo al verde. Ne venne fuori una poesiola che ella mi tradusse nel suo vernacolo, la annotai sul taccuino. Non scrivere cazzate, vai a lavorare, disse ancora la vacca da lontano. Quando la studieranno nelle scuole poi ne riparliamo, le dissi io. (per gli intellettuali stranieri: si inviano traduzioni in Italiano, Spagnolo, Inglese, su richiesta in email).

'Na vacca 'e Palinuro

Ie ogg vurria essere 'na vacca
pe' cammenà cu e' zuoccole pe' coppa a 'sta cullina
magnarme lenta lenta chesta evra accussì fina
e sott o'sol e 'n facc o' mare
addenucchiata a mazzechiare

'N auciello canta a' sulo
'n allucco e piscator
'na mosca ngopp o' culo
m'a' scioscio allà p'a' cor

E nun m 'mport e nient
'e riebbete, 'o futur
Ie ogg so' 'na vacca, 'na vacca 'e Palinur

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